dall'8 settembre al 22 novembre 2018 Vi aspettiamo nei nostri spazi espositivi per visitare la mostra personale di Max Bi, Crittografie. In questa occasione, come potete vedere nella foto sopra, una monumentale sbarra ritorta in acciaio, realizzata appositamente per la mostra, è stata posta nella piazzetta di Corsia del Gambero, proprio di fronte agli spazi espositivi della galleria. La mostra è stata recensita, tra gli altri, da: Art Around. The Italian Gallery Guide Max Bi, bresciano, classe 1973. Animato da un “nomadismo citazionista” ereditato dalla conoscenza di uno dei maestri della Transavanguardia, Sandro Chia, tra la ne degli anni ’90 e i primi anni 2000, inizia a sperimentare un’inedita commistione di linguaggi e tecniche espressive, estrapolati dalle più disparate correnti artistiche che hanno attraversato l’arte della seconda metà del XX secolo, della quale è un raffinato conoscitore, per giungere alla creazione di una sua personale cifra stilistica. Nei primi anni 2000, l’artista ricrea i grafismi calligrafici dei writers, i loro tags, simili a grafemi primordiali, usando lo stencil e la bomboletta spray sulla tela grezza di iuta e traendo i suoi spunti gurativi dal panorama iconografico della Pop Art italiana, dalle maschere tribali di Paladino o dal graffitismo alla Basquiat, ma riletti in chiave informale, tramite stesure di carbone e limatura di ferro; nei primi decenni degli anni 2000, il tutto viene inglobato in un denso agglomerato di pennellate nere e bianche, tracciate con veemenza, memori della pittura informale di Vedova, così come degli addensamenti di graffi ed escoriazioni sui muri delle città, ai quali l’artista conferisce una connotazione materica, reinterpretandola con la tecnica, elaborata tra il 2003 e il 2008, dello strappo della iuta dal preparato di polvere di gesso, marmo o cemento steso sul muro, sul quale dipinge “a fresco”. Se la pratica dello strappo ricorda il décollage di Rotella, quella dell’affresco ci riporta ai primordi dell’umanità, come se l’artista volesse “impoverire i segni” per tornare a forme archetipiche della cultura. L’andamento ondulato, che chiude e dischiude forme astratte, tramite l’intreccio delle linee nere sulle tele e sugli affreschi su iuta più recenti rappresenta la stilizzazione di quell’addensarsi di marcati segni neri che, fin dagli inizi, ha caratterizzato le sue opere, memori dell’espressionismo astratto, per arrivare agli affreschi su iuta degli anni 2000 che raffigurano scorci urbani, intrecci di binari e tralicci dell’alta tensione, oltre a ritratti in stile pop di icone dello star system e istantanee di bolidi in corsa alla Mille Miglia. Tramite il rituale catartico del processo di piegatura a caldo delle sbarre di acciaio, con la stessa voluttà con la quale lavora la terracotta, Max Bi flette questo materiale della modernità tecnologica in virtuosistiche contorsioni nello spazio; esse si configurano come la trasposizione plastica delle evoluzioni tracciate dalle pennellate stese con veemenza sulle ultime tele e dell’intreccio ortogonale delle sbarre che intrappolano i personaggi dei fumetti nelle tele del 2017-2018. L’artista ha esposto, in occasione di importanti mostre personali e collettive, a Parigi, a New York e, in Italia, a Villa Ponti ad Arona (No), al Palazzo Medici Ricciardi di Firenze, alla Torre Civica di Solferino (Mn), oltre che a Crema, Milano e Brescia. È stato, inoltre, vincitore, nel 2006, del Premio Homo Urbanus, indetto dalla Facoltà di Architettura di Palermo e finalista del Premio Celeste San Gimignano (Si). |
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