Le opere di Max Bi sono caratterizzate da ambientazioni vibranti, dinamiche, che sembrano modificarsi all’interno dello spazio della tela. Particolarmente affascinato dal linguaggio espressivo della street art della New York degli anni Ottanta e Novanta, l’artista ci restituisce un immaginario capace di ricreare il fermento e l’incontenibile creatività di quel peculiare ventennio. La città diventa un contesto urbano nel quale architetture dalle proporzioni e equilibri improbabili, sono però capaci di permettere al fruitore di cogliere il dinamismo che la contraddistingue: finestre luminose sembrano accendersi e spegnersi seguendo un ritmo incessante e parole dal valore simbolico sembrano comparire e scomparire sulle mura dei palazzi come simboli primitivi, segno della presenza umana. Profondo conoscitore della delle personalità più significative della scena newyorkese - e particolarmente affascinato dalla figura di Jean-Michel Basquiat - Max Bi propone una produzione che intende omaggiare queste tecniche e linguaggi: l’artista ricrea i grafismi calligrafici dei writers e i loro tags, usando lo stencil e la bomboletta spray sulla tela grezza di iuta e traendo i suoi spunti figurativi dal panorama iconografico della Pop Art italiana, dalle maschere tribali di Paladino.