La Fondazione Museo Pino Pascali di Polignano a Mare (Ba) porta il grande artista italiano (Bari, 1935 - Roma, 1968) alla 58° Edizione della Esposizione Internazionale d'Arte La Biennale di Venezia con la mostra Pino Pascali. Dall'immagine alla forma a Palazzo Cavanis, Fondamenta delle Zattere fino al 24 novembre 2019.
La mostra dedicata al più poliedrico degli artisti italiani degli anni '60, che ha saputo muoversi tra Arte Povera, Concettuale e Pop Art durante la sua breve, ma folgorante, carriera artistica, è curata da Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara, con la direzione artistica di Rosalba Branà.
A seguito della scoperta di un corpus fotografico di oltre 160 scatti, realizzati e stampati tra il 1964 e il 1965 e grazie all'acquisizione da parte della Fondazione Museo Pino Pascali del Fondo fotografico e del Fondo del Video Pubblicitario, la mostra, che include, oltre alle fotografie, anche taccuini e sculture, ci rivela un aspetto inedito della produzione dell'artista; Pascali, infatti, utilizzava la fotografia non solo come mezzo documentario, ma anche come strumento di interpretazione e di analisi della realtà.
Dalle immagini fotografiche Pascali traeva ispirazione per creare i suoi famosi cicli scultorei.
L'artista amava vagare perlustrando le strade di Roma, tra i vicoli di Bari vecchia, a Marechiaro, tra i pescatori napoletani, a raccogliere, con la sua macchina fotografica, suggestioni (e materiali, nelle ferramenta, in un supermercato, ma anche nella natura) e fotografarle: lettere, numeri, insegne, ombrelloni, geometrie di muri e pavimenti) che troviamo riassemblate nelle scenografie per i Caroselli o per lo short Che Posizione!, vincitore, nel 1961, del secondo premio al Festival Nazionale di Trieste e commisionato alla Lodolo-Saraceni dalle Ferrovie dello Stato, dove adopera antiche stampe e dipinge fondali in stile futurista; allo stesso modo le sagome degli ombrelloni possono essere associate alle tele centinate bianche del Mare esposto alla Galleria L'Attico di Roma nel 1966, oppure le ceste dei pescatori si ritrovano nei manufatti del ciclo della Ricostruzione della natura (1968), come la Trappola in lana d'acciaio, come la Tela di Penelope, il Cesto.
L’esposizione metterà, infatti, a confronto gli appunti grafici sul taccuino personale dell’artista, le sue fotografie del 1965 e alcune delle più rilevanti opere scultoree e ambientali quali Attrezzi Agricoli (1968), Contropelo (1968), La ricostruzione della Balena (1966), 9 mq di Pozzanghere (1967) e Botole, ovvero, Lavori in corso (1968). Il tutto andando a definire un percorso attraverso le fasi di intuizione e concepimento dell’opera, articolandosi in alcune sezioni tematiche fondamentali attorno ai temi: “Cose d’acqua”, “Il porto, le barche, il mare”, “Geometrie e moduli”; “Finte sculture”, “Ritorno alla terra”, “Giochi d’infanzia”, “Il teatro e la maschera”.
La teatralità è un'altra componente fondamentale nel lavoro di Pascali che amava il travestimento e la performance, grazie ai quali coniugava le forme archetipiche della cultura mediterranea (la Grande Madre e Venere, il Mare, la Terra, i Campi, gli attrezzi e i riti agricoli) a quelle del gioco infantile (animali della preistoria, dello zoo e del mare, giocattoli di guerra, il mondo di Tarzan e della giungla, bruchi e bachi, travestimenti, Pulcinella).
Avendo frequentato i corsi di scenografia con Toti Scialoja all'Accademia di Belle Arti di Roma, il giovane Pascali, emigrato nel 1956 dal contesto rurale del Mezzogiorno alla grande metropoli romana, animata dal fervore del boom economico, dove ha avuto modo di assistere anche alle performance del Living Theatre, ha fin da subito manifestato un'attitudine alla teatralità, che si sarebbe poi tradotta nella sua attività scultorea, dal 1965 al 1968, partendo dal ciclo delle Armi, presentate alla Galleria di Gian Enzo Sperone a Torino nel 1966. Questo dimostra come, il lavoro di scenografo e pubblicitario sia collegato alla dimensione scenica e spoettacolare che Pascali, attraversando la storia dell'arte come una meteora, ha introdotto nella scultura, dal 1965 al 1968: l'artista ha sfruttato l'oggettualità della scultura come presenza scenica, rivoluzionando le coordinate ambientali e linguistiche della galleria d'arte o del museo come luoghi convenzionali di esposizione delle opere in senso scenografico.
Pino Pascali. Dall’Immagine alla Forma
a cura di Antonio Frugis e Roberto Lacarbonara. Direzione artistica: Rosalba Branà
Evento Collaterale della 58° Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
Fino al 24 novembre 2019
Orari: Tutti i giorni, dalle 11 alle 18. Chiuso il lunedì. Ingresso gratuito
Palazzo Cavanis: Fondamenta delle Zattere, Venezia