Inaugura Sabato 9 novembre 2024 alle ore 16 la nuova mostra di Giorgio Tentolini, DEREALIZED a cura di Silvia Bonomini.
La selezione di opere esposte in galleria, dal 7 al 24 maggio 2024 furono allestite presso Palazzo Pirelli di Milano, sede del Consiglio Regionale della Lombardia.
Le azioni creative di Giorgio Tentolini si collocano in un eterno presente e affondano le radici nella filosofia dell’antichità classica quando la società, si ritiene, fosse strutturata su saldi valori e miti. Secondo la visione di Zygmunt Bauman, viviamo in una società "liquida" in quanto - oltre a trovarci in un’epoca di grandi cambiamenti - è priva di quelle strutture e certezze che, al contrario, siamo convinti vi fossero nell'antichità, in quel tempo ideale dettato da retrotopia. Se utilizziamo un concetto del sociologo Derrick de Kerkchove, l'arte di Giorgio Tentolini può essere interpretata come «[…] una forza contraria che bilancia gli effetti dirompenti delle nuove tecnologie nella cultura ed è l'aspetto metaforico di quelle stesse tecnologie che utilizza […]». Attraverso un continuo confronto con il progresso, Giorgio Tentolini rimette così in discussione i complessi rapporti tra la soggettività dell’uomo e l'oggettività della realtà. In questo modo l'artista si pone all’interno della storia grazie ad una ricerca che diventa osservazione etica ed estetica di una società oramai definita iperconnessa ed ipercomplessa.
Quando nel 1935 Walter Benjamin esortava a meditare sul concetto d'arte per comprendere al meglio come l’evoluzione tecnologica avrebbe impattato sul futuro, non esprimeva chiusura nei confronti dell'innovazione, ma sottolineava la necessità di riflettere su possibili sviluppi e rischi. Infatti, nell’era dell'Intelligenza Artificiale, l’umanità affronta sempre nuove sfide e promuove, a volte inconsapevolmente. l'importanza di una cultura umanistica nell'ambito digitale per avviare considerazioni critiche su possibili conseguenze sociali e culturali delle nuove tecnologie e promuovere un uso attento oltre che responsabile.
È in questo articolato e complesso contesto che si inserisce il lavoro di Giorgio Tentolini che tra innovazione, storia e tradizione, realizza un "eterno ritorno" dal sapore nietzschiano alla ricerca di armonia ed equilibrio intemporale. Sovrapponendo vari strati di materiale come la comune rete da gabbia, tagliata a mano e assemblata su un pannello di colore uniforme, crea corpi, volti ed immagini che ipnotizzano per la loro armonica bellezza e ci riportano ad un passato lontano, all’antichità classica in quanto - utilizzando le parole di Giulio Paolini - «l'eco delle immagini dell'arte antica è sovente il motore del primo passo verso ciò che dobbiamo cercare oltre quel dato. […] È impossibile negare che ci sia una specie di filtro, di trasparenza, che ci consente di guardare al di là. Aprire una finestra sul vuoto non provoca molte emozioni o desideri. Ma se il vano della finestra è impaginato su qualcosa che interferisce col vuoto, la visione si fa più attraente, mi consente di vedere oltre la traccia già esistente». E la rete metallica- intesa come metafora della complessità delle connessioni web - nasconde significati simbolici in grado di far riflettere proprio sulle attuali e future sfide dell'era digitale. Come le reti neurali artificiali, grazie all’IA, sono in grado di apprendere sfruttando meccanismi simili a quelli dell’intelligenza umana, così il fruitore delle opere di Giorgio Tentolini viene intrappolato in una gabbia di contenuti che stimolano la mente umana a decifrare codici filtrati da una doppia visione: da lontano si viene attratti dalla bellezza del soggetto rappresentato, da vicino si scorge il materiale con il quale è realizzata l'opera d'arte, le immagini create da Tentolini sono quindi un modo per esaminare ed affrontare i cambiamenti che stiamo vivendo a cominciare dall'analisi del concetto di Identità che, tra reale e virtuale, appare sempre più confuso. Nella serie NO-ONE (nessuno - non una) l'artista sovrappone ritratti creati con l’intelligenza artificiale che conducono a riflettere sulla nostra esistenza immersa nel web e alla complessità e molteplicità dell’identità nell'era digitale. Una sovrapposizione di visi e corpi che riflettono una moltitudine ed introducono il concetto di derealizzazione, un disturbo della sfera psichica caratterizzato dal senso di perdita della realtà e di scollegamento dal proprio corpo e dai propri processi mentali. Le serie di opere presentate in questa mostra ruotano tutte attorno a questo concetto e vogliono evidenziare l'omogeneizzazione della società digitale, in cui spesso l'identità di ognuno di noi appare anonima o invisibile dietro ad uno schermo, Forte dell’esperienza lavorativa realizzata nel mondo dell’Alta Moda, Giorgio Tentolini da tempo analizza anche il concetto di canone estetico che, a differenza della statuaria classica, oggi è in continuo mutamento. Ad esempio, le modelle che sfilano al Milan Fashion Week prestano stagionalmente la loro identità a servizio di un brand e appaiono anonime figure come viene messo in evidenza nella serie Xènos, parola greca che significa "straniero" utilizzata dall'artista per indicare quel senso di smarrimento che si prova quando ci troviamo di fronte a modelle e modelli esteticamente talmente perfetti da sembrare irraggiungibili. E qui entra in gioco anche la serie Filtri, metaforicamente realizzata con la rete metallica per creare opere d'arte che nascondono un tentativo di analisi critica nei confronti dei filtri AR (augmented reality) che modificano i connotati ed eliminano le imperfezioni del viso o del corpo per influenzare la percezione di noi stessi. Immagini di modelle in movimento che evocano, inoltre, narrazioni che riportano alla prima metà del secolo scorso quando la città di Milano era fulcro di un profondo cambiamento delle arti visive grazie alla dinamicità dettata dai maggiori esponenti del Futurismo.
Anche Jean Baudrillard sostiene che, con l'avvento del digitale, stiamo vivendo «in un mondo in cui ciò che vediamo e sentiamo non corrisponde più alla realtà, ma piuttosto ad una versione "simulata" o "virtuale" di essa». Giorgio Tentolini e ben cosciente di tale "visione senza sguardo" e nella serie Polytropos (multiforme) - riferendosi all'epiteto omerico utilizzato per definire Ulisse - vuole evidenziare le varie sfaccettature delle tecnologie digitali. Così, le immagini diicone di bellezza e sensualità senza tempo come Marilyn Monroe, Audrey Hepburn, Marlene Dietrich o Chiara Ferragni sono state create con un programma di intelligenza artificiale e successivamente riprodotte con la sovrapposizione della rete metallica. Gli occhi sono chiusi ad indicare una distanza psicologica che porta ad un allontanamento mentale e quindi ad una sorta di depersonalizzazione.
Derealized è il prodotto finale di una complessa elaborazione interiore dell'artista a seguito di una codificazione e decodificazione dell'inconscio collettivo e della memoria storica. È quindi indispensabile il richiamo alla classicità intesa come «miniera di categorie assolute (bellezza, sapienza, perfezione, misura, simmetria, armonia), da reinterpretare in un'ottica fino in fondo moderna. Scrigno da perlustrare, manipolare e tradire. Non luogo statico, intoccabile, ma topos dinamico [...]», E la dinamicità di Giorgio Tentolini è ben espressa nelle serie Eidolon e Pagan Poetry che collegano l’antica pratica artistica, la mitologia greca e la moderna integrazione dell'intelligenza artificiale. In questo modo viene messa in scena una raffinata apocalisse della fragilità dell'essere umano senza dimenticare il flusso storico e la lezione filosofica. È il vuoto sociale che indirizza la ricerca dell'artista e la pone al centro di un dibattito che affronta il tema dell'essere come aspetto dell'inconscio in una condizione della realtà percepita nella sua differenza e nella sua molteplicità, oltre che nel suo continuo mutamento. Il messaggio che Giorgio Tentolini cerca di comunicare con i suoi lavori è che il processo di rivoluzione digitale deve realizzarsi come evoluzione e non come distruzione ed annientamento del passato perché il nuovo mondo sarà migliore solo se sapremo far tesoro della nostra storia.
Silvia Bonomini